Intervista totale a Cecchi Paone per capire il mondo pazzo di oggi: “La destra non ha scienza né cultura. Ce ne fossero di radical chic”. E su Meloni, elezioni, Europei di calcio, Rai, Mediaset, Vannacci e Salis… - MOW - Mowmag.com (2024)

Alessandro Cecchi Paone, da personaggio eclettico qual è, ci parla di tutto: Meloni, Vannacci, Salis, arte, design, cultura, scienza, Papa, calciatori, elettori arcobaleno, tv che non va e quella che funziona. E, nonostante i trascorsi politici nel centrodestra, vuole un mondo con più radical chic e meno...

di Jacopo Tona

Abbiamo intervistato Alessandro Cecchi Paone in occasione del suo intervento come relatoreal Pride Design, un evento-conferenza sui temi dei diritti e della progettazione creativa. Ne abbiamo approfittato per fare una panoramica,fitta di argomenti, su tutto ciò che viene rappresentato dal divulgatore e docente universitario: il mondo Lgbtq+, la scienza, la televisione, la politica. Siamo partiti dai temi della conferenza, la struttura delle case e l'inclusività, per commentare la sua recente sconfitta alleelezioni europee fino ad arrivare agli Europei di calcio. PoiVannacci, la Salis e chi si porta i voti nella tomba politica. Ci ha detto che la destra "non ha scienza nécultura", che vorrebbe più radical chic, che TeleMeloni è l'emblema dell'incompetenza e che il Papasulla fr*ciaggine ha ragione. Una panoramica sul mondo arcobaleno e non solo, visto da uno dei suoi esponenti più famosi e autorevoli.

Intervista totale a Cecchi Paone per capire il mondo pazzo di oggi: “La destra non ha scienza né cultura. Ce ne fossero di radical chic”. E su Meloni, elezioni, Europei di calcio, Rai, Mediaset, Vannacci e Salis… - MOW - Mowmag.com (2)

È ospite del Pride Design a Milano, di cosa parla?

Il mio intervento riguardala possibilità di non lavorare solo sui diritti politici e legali, come ho sempre fatto, ma di affrontare il modo in cui le nuove famiglie e i nuovi stili di vita, legati alle diverse forme di affettività e sessualità, cambiano anche la struttura della vita quotidiana. Questo include l'arredamento, le dimensioni delle case e il design. Non a caso ne parliamo in un contesto dedicato al design, all'arredamento e all'arte.

In che maniera?

È importante iniziare a ragionare su come le nuove famiglie e i nuovi stili di vita influenzano la struttura delle case. Nello schema della famiglia tradizionale c'erano il padre e la madre nella camera matrimoniale, con i figli in altre camere lungo un corridoio. Oggi queste case non esistono più, sia perché non ce le possiamo permettere, sia perché non esiste più una famiglia unica che comprende tutti i membri diretti e indiretti per tutta la vita. Ora ci sono famiglie più piccole, single, coppie più o meno stabili e famiglie allargate.

Com'è la sua, di famiglia?

Io ho un ottimo rapporto con la mia ex-moglie e mio marito ha una bambina da una precedente relazione. Tutto questo di cui parliamo, politicamente e legislativamente, in Italia non è ancora completamente regolamentato o tutelato. Questo cambiamento ha avuto un impatto enorme sul mercato immobiliare, sulla struttura delle case, sulla costruzione delle nuove abitazioni e sul tipo di arredamento che utilizziamo. Questi cambiamenti sono avvenuti negli ultimi decenni, anche se la politica, in particolare quella di destra, finge che non siano avvenuti. Perciò, è molto importante parlarne anche dal punto di vista degli artisti, dei designer, degli architetti e degli urbanisti, perché ciò che non viene risolto a livello governativo, la gente lo sistema da sé.

Quindi non c'è bisogno di aspettare una legittimazione dalla politica, ma ci si muove.

Non è che non ce ne sia bisogno, ma non si hanno due vite a disposizione nè tempo da perdere, motivo per cui bisogna organizzarsi. Le nuove famiglie sono una realtà, anche se la politica di destra preferisce ignorarle. Bisogna organizzarsi nel frattempo; non possiamo vivere aspettando che qualcuno si decida a fare dell'Italia un paese normale come la Spagna o la Francia.

Eppure anche gli omosessuali votano.

Questo rientra in una discussione che faccio regolarmente altrove. Gli omosessuali votano, ma temo che molti facciano parte del 50% degli astenuti. Oppure votano male, perché non costituiscono un blocco elettorale ben definito. Questo crea ulteriori ritardi, perché non dà forza ai gruppi e alle liste più friendly. Quando vedi certe piazze piene, pensi che si vincerà, ma non è cosi.

A proposito, la Schlein è stata accolta calorosamente al Pride; l'abbiamo vista ballare. Si può dire che sia la rappresentante di questo movimento?

Oggi, il PD e AVS sono i migliori interpreti delle necessità di arrivare a delle regolamentazioni, alle quali tuttavia non siamo ancora arrivati, quindi c'è qualcosa che non va. Non dimentichiamoci che l'amico Zan, per fortuna, è stato mandato al Parlamento europeo, e ne sono felicissimo. Non è riuscito a far approvare la sua legge contro l'odio e le discriminazioni, ma non per colpa sua. Sono felice che ci sia un politico come lui, perché rappresenta con grande apertura e amicizia personale la comunità, anche se non ha portato a casa la legge. Anche quando c'è una buona rappresentanza, non basta.

Com'è la situazione in Italia?

L'Italia ha solo una piccola legge rispetto alla regolamentazione esistente nel resto dell’Europa e del mondo sui matrimoni egualitari, l'adozione per single e coppie gay, e le leggi contro l'odio e le discriminazioni. L'Italia ha soltanto le unioni civili, che mi hanno permesso di legarmi al mio compagno ma non mi hanno permesso di adottare la sua bambina, anche se vive con noi. Questa unica legge è stata approvata con i voti del PD, ma è stata forzata da Matteo Renzi che è un esponente del mio mondo, inteso come mondo liberale, moderato e riformatore.

A proposito di Europa, ho visto che non è andata molto bene per lei. Cosa possiamo dire della vittoria di Vannacci? Ci dà qualche indicazione sullo stato di salute dell'elettorato?

Per quanto riguarda me, non mi pongo il problema personale; non è andata bene per la lista. L'alleanza fra Emma Bonino e Matteo Renzi non ha funzionato, anche a causa del sabotaggio di Calenda che si è tirato indietro all'ultimo momento, quando ormai la campagna elettorale era avviata. Quel 3-4% che Calenda si è portato nella tomba politica non ha fatto passare la sua lista né la nostra. È stata una grande sconfitta per l'area liberale, radicale, socialista e riformista.

La frammentazione è un problema classico.

È un problema di rapporti fra Calenda, Renzi e Bonino. Hanno fatto prevalere i conflitti personali sulla necessità di rappresentare quest'area che, secondo i sondaggi, valeva circa l'8%, con 8 seggi. Questo avrebbe significato numeri simili a quelli di Forza Italia, moderata su questi aspetti, e della Lega, rappresentata da Vannacci. Se Vannacci è lì e nessuno di noi è lì – né Bonino, né Calenda, né Renzi, né io – è perché la lista non ha raggiunto il quorum. È colpa dei leader dell'attuale raggruppamento di centro liberale, radicale, socialista e progressista, che non hanno saputo gestire i rapporti fra loro, frantumandosi e consegnandosi all'irrilevanza. Vannacci è lì perché l'estrema destra leghista ha fatto blocco. Avremmo ottenuto lo stesso risultato se non ci fosse stata una rissa interna.

La Salis invece pensa che sia stata una scelta azzeccata?

Non me ne occupo, anche perché, a dire la verità, sui nostri temi la sua presenza o assenza è irrilevante. È stata sicuramente una scelta azzeccata dal punto di vista dei voti, e ha risolto un problema di ingiustizia provocato da un regime alleato con la Meloni, un regime dichiaratamente liberale e autocratico. Comunque, secondo i sondaggisti, molti voti sono andati a finire ad Alleanza Verdi e Sinistra proprio perché gli elettori non hanno apprezzato ciò che stavano facendo Calenda, Renzi e Bonino. Circa un 2% di voti che avremmo potuto ottenere noi, come Italia Viva e Più Europa, sono finiti ad AVS non per la Salis, ma per i contenuti sui diritti e sull'ambiente che avremmo dovuto rappresentare noi, ma che i conflitti ai vertici non ci hanno consentito di esprimere.

A proposito di Meloni, cosa ne pensa della polemica su Telemeloni e sui bassi ascolti dei nuovi programmi introdotti?

Due cose. La prima è che questi dirigenti di destra e estrema destra, che sostengono di essere stati lungamente esclusi, non erano esclusi per motivi politici, ma perché non sono capaci. Questo si vede dal fatto che i loro prodotti non solo non vanno bene, ma sono anche brutti. Non c'è un programma televisivo che valga la pena di vedere, e lo dico anche in qualità di docente universitario di media: non vedo nulla di innovativo o interessante. Non stanno producendo nulla di nuovo, di creativo o di qualità.

La seconda?

La seconda riguarda l'aspetto politico, l'uso della televisione pubblica che c'è sempre stato e a cui tutti hanno partecipato. Tuttavia, in passato, il centro e il centrosinistra producevano professionisti di alto livello che rispettavano il concetto di servizio pubblico, tenendo disponibili spazi di rappresentanza per tutti. Anche se sono sempre stato repubblicano e radicale, e non ho mai lavorato per queste ragioni, ho visto dirigenti che, pur essendo di parte, rispettavano la pluralità. In questo caso, invece, la lottizzazione della TV non è plurale e non rispetta il servizio pubblico, producendo solo contenuti mediocri. In altri paesi, la cultura conservatrice sa produrre ottime cose. Qui, invece, non stanno producendo niente di interessante. Non c'è un'idea nuova o una proposta innovativa che possa farci dire "hanno sbagliato a non farli lavorare prima perché erano bravi". Non erano bravi e ora che hanno il potere assoluto, non stanno dimostrando di esserlo.

Anche nella Mediaset di Piersilvio è cambiata l'aria, anche se gli ascolti tendono a non decollare. L'assenza di una TV alla Barbara D'Urso pesa?

Parlando di Barbara, non sose sia stata mandata via o altro, perché queste sono questioni che riguardano i rapporti diretti e contrattuali tra un'artista e un editore. Sono convinto che Barbara abbia un tale valore, una tale esperienza, e un tale seguito presso il pubblico che presto tornerà, come è giusto che sia. Non so dove, ma tornerà.

E Mediaset?

Mediaset la vedo incanalata su una dimensione industriale, una dimensione che in Italia non è ben chiara. Prima Mediaset non era così; era caratterizzata dall'innovazione. Adesso è diventata un grande gruppo internazionale con l'obiettivo di diventare un grande gruppo europeo. Questo significa che, passata l'innovazione che era la caratteristica principale delle fasi iniziali, a cui ho partecipato con grande entusiasmo, ora si punta a mantenere un equilibrio tra ascolti, costi, ricavi e pubblicità. E su questo i risultati ci sono. Tuttavia anche qui non ci sono grandi nuove idee, e di conseguenza abbiamo una televisione generalista che non propone più cose innovative e non fa vivere nuove emozioni. Mantiene un rapporto stabile, più o meno positivo, con un pubblico che nel frattempo è molto invecchiato, diventando nostalgico e poco reattivo alle novità.

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A proposito di nostalgia, lei vorrebbe tornare in TV con la sua "Macchina del Tempo”?

Più che io, me lo chiedono tutti quelli che incontro, come se fosse finita ieri. In realtà è finita da una decina di anni. Non l'ho certo deciso io; è stata vittima di un clima generale nel paese in cui scienza e cultura non hanno centralità. Non ce l'hanno i vari canali che dovrebbero darle spazio, per motivi di canone di servizio pubblico pagato dai cittadini, figuriamoci se ce l'ha una struttura totalmente privata e commerciale. Io faccio comunque i miei complimenti a Mediaset che, pur essendo una televisione commerciale, per 15 anni ha dedicato tempo, spazio, soldi e prime serate ai miei programmi. Non solo "La Macchina del Tempo", ma anche altre cose divulgative come “Appuntamento con la storia”. Non erano tenuti a farlo, ma lo hanno fatto molto bene, dandoci modo di produrre ottimi contenuti.

Che fine ha fatto la divulgazione in Tv?

Il vero problema è il servizio pubblico, che dovrebbe avere un canale dedicato solo a questo tipo di contenuti. Invece, fa occasionalmente programmi estivi, il programma di Alberto Angela, ma è troppo poco per un servizio pubblico. La vera novità di questa stagione, che è una sorta di eredità del servizio pubblico pre-meloniano, sono i programmi di Augias, Cazzullo e del povero Purgatori su La7. Lì si respira un'aria non innovativa, perché sono prodotti tradizionali, ma si tratta di una televisione utile, una televisione che stimola le menti.

Tant'è che la Meloni ha definito tutta La7 come un canale di radical chic.

Non si sa bene più che cosa significhi radical chic, ma se è vero quello che dice la Meloni io dico: ce ne fossero di più di radical chic! In realtà vorrei che ci fossero più radical in generale, che poi siano chic o non chic, va bene lo stesso.

E invece sulle ultime uscite del Papa, cosa ne pensa?

Non cambiano il mio giudizio favorevole perché è un Papa che non ha cambiato la dottrina - non può farlo senza un Concilio Vaticano - ma ha cambiato la pastorale. Ha assolutamente rinnovato il modo di porsi e di dialogare, tra l'altro, con la comunità LGBTQ+. In particolare, sta dedicando una grande attenzione al mondo trans, che è forse il meno tutelato di tutta una comunità poco tutelata. Per quanto riguarda le battutacce, secondo me, sono riferite al mondo della curia, al mondo del governo della Chiesa, che effettivamente è come lo descrive lui. Quindi c’è la sua lotta contro l'ipocrisia, dietro quelle battutacce. Voi passate il tempo a condannare le persone LGBTQ+, dice, però siete i primi a vivere questa cosa nel modo peggiore, cioè in segreto. Ce l'aveva con quei cardinali, non con la comunità.

Ci sono gli Europei di calcio, e se tanti calciatori si dichiarano friendly, in realtà sono pochi quelli che fanno coming out.

Io ci ho scritto un libro nel 2012 su questo argomento: si chiama "Il campione innamorato". Ormai è esaurito perché è stato l'unico libro che ha aperto un po' il discorso su questo argomento, tra l’altro con una prefazione che prese tutte le prime pagine dei giornali, scritta dal commissario tecnico dell'epoca, Prandelli. Diciamo che, adesso, è già un passo avanti vedere come la comunità del calcio si dichiari friendly: secondo me è un modo fondamentale per diffondere, come fanno la musica pop e la musica rock, un clima di inclusione generale. Soprattutto a livello giovanile, non esiste più la discriminazione tra compagni di classe, di studio o di calcetto. Spero che questa atmosfera friendly aiuti poi il singolo calciatore, che ancora non se la sente, a fare il suo coming out. Sarebbe veramente utile alla causa, considerando la potenza comunicativa e valoriale del calcio.

A proposito di potenza comunicativa: le ultime gaffe del ministro Sangiuliano?

Sono la prova di quello che ti dicevo prima. Al di là della singola persona e delle singole gaffe, che peraltro cominciano a non essere più tanto singole, si vede che nel mondo di destra la scienza non esiste, che la cultura è rappresentata da persone che non sono all'altezza, che non sanno le cose e che fanno delle figure tremende. Questo, ripeto, al di là della singola persona, è la prova che c'è una politica, soprattutto a destra, che non sarà radical, non sarà chic, ma certamente non è una cultura in linea con un grande Paese avanzato dell'Occidente. La scienza non esiste, e la cultura è terribilmente sottorappresentata, mal rappresentata, devastata. Quando si definisce Galileo Galilei un contemporaneo di Cristoforo Colombo, vuol dire che siamo proprio ai minimi termini.

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